Mafia a Brescia, arrestato direttore Agenzia Entrate





Nella giornata di ieri, giovedì 26 settembre, con la presentazione tra Brescia e Caltanissetta dell’operazione “Leonessa” che ha portato a sgominare un’organizzazione mafiosa arrivata fino al nord Italia e con i componenti del clan Stidda che avrebbero fatto da intermediari con gli imprenditori, sono emersi altri nomi di quelli finiti nei guai. L’indagine ha portato a 69 arresti e 200 indagati, con un sequestro di beni pari a 35 milioni di euro. A proposito del triumvirato che al nord reggeva il sistema, a Torino c’era Angelo Fiorisi che aveva scontato 20 anni di carcere per mafia. A Milano Roberto Ragnolo, anche lui spesso in carcere, ma per droga. A Brescia, invece, il punto di riferimento in base alle indagini era Rosario Marchese.

Catanese e residente a Lonato del Garda dove era costretto alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, nel 2018 nei suoi confronti la Direzione investigativa antimafia gli aveva sequestrato beni immobili per 15 milioni di euro, comprese alcune sue società nello Skyline di Brescia. Altri coinvolti nell’indagine di ieri nel bresciano con l’accusa di associazione mafiosa sono Gianfranco Casassa di Berlingo finito in carcere e ritenuto l’uomo in grado di far risorgere, in modo illecito, le aziende in crisi e Alessandro Scilio a Lonato. E tra quei “colletti bianchi”, come vengono chiamati nell’operazione di ieri, cioé presunti mafiosi che avrebbero fatto da mediatori con gli imprenditori, ci sono un commercialista bresciano, due torinesi e un imprenditore di Orzinuovi tutti accusati di indebita compensazione di tributi.



E a proposito di questi, sono stati arrestati anche titolari che compravano crediti superiori ai 500mila euro e che si sarebbero fatti aiutare dall’organizzazione criminale per non pagare le tasse. Si tratta di persone di Brescia, Lumezzane, Toscolano Maderno, Gianico e Montichiari. Ma uno degli arresti che sicuramente fa più rumore è quello del direttore dell’Agenzia delle Entrate di Brescia Generoso Biondi e del funzionario Alessandro De Domenico, accusati di corruzione. Entrambi sono stati condotti in carcere per aver intascato mazzette rendendo i controlli più leggeri o senza nemmeno guardare le posizioni di alcuni contribuenti. E nell’elenco dei fermati ci sono altri professionisti, operanti nel campo della finanza e Fiamme Gialle infedeli.

Fonte: quibrescia.it

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