Quando lo Stato non paga
TE LO DO IO L’ACCORDO”
Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio, così recita il proverbio.
Massimiliano D’elia professione imprenditore, non ne ha tenuto conto, si è fidato della banca sbagliata.
Massimiliano si ritrova con un credito nei confronti dello stato di circa due miliardi di euro di cui duecentomila euro con sentenze in suo favore ma del denaro neanche l’ombra.
Da qui inizia il suo calvario, come da prassi l’azienda non incassa denaro, mancanza di liquidità e subito ad attenderlo le prime difficoltà:
– Rientro immediato di tutti i fidi bancari
– Con relativa chiusura dei conti correnti
Da questo momento in poi la sua abitazione è in pericolo, causa pignoramento.
Si attiva immediatamente; chiude 3 posizioni a saldo e stralcio con relativa rinuncia al pignoramento; tutti rinunciano tranne una banca.
Ad accordo firmato e a cifra iniziale incassata deposita la rinuncia al pignoramento in ritardo.
Il giudice non ne vuole sapere e nell’arco di pochissimo tempo il custode giudiziario con l’ausilio delle forze dell’ordine lo sbatte fuori di casa.
Il caso ricorda molto la vicenda Bramini, di poche settimane fa, e come di consuetudine a rimetterci è sempre l’imprenditore di turno.
La vicenda porta a formularci delle domande; come può una banca dopo aver incassato denaro a non depositare entro i termini previsti dalla legge la rinuncia al pignoramento?
Perché la banca non ha mantenuto fede agli accordi sottoscritti dalle parti?
Non vogliamo subito pensare alla malafede, ma se la banca in questione, è ex banca Marche, qualche dubbio potrebbe sorgere.
Nel frattempo, della sua vicenda, se ne sta occupando l’Associazione Angeli della Finanza (volontari in aiuto di imprese e famiglie indebitate) che sta esaminando la sua situazione.
Domenico Panetta.