Mutuo, lui non lo paga e il giudice lo salva. Banca costretta a dimezzare il debito
MAI PERDERE le speranze o pensare al suicidio quando una catastrofe economica è piombata addosso e con le proprie forze non si trova via d’uscita. Un napoletano è riuscito a farsi abbattere il debito con la banca per l’acquisto della casa del 50%: invece di restituire 250 mila euro dovrà restituirne solo 125 mila. La Banca Unicredit, con la quale l’uomo aveva aperto un mutuo con ipoteca, non l’ha presa bene, ma la decisione del Tribunale di Napoli non ha fatto favori o sfavori a nessuno: il giudice ha semplicemente applicato una legge ben poco conosciuta, la numero 3 del 2012 chiamata anche “salva suicidi”. E l’ha ritenuto, secondo legge, un debitore meritevole.
“È UNA legge che dà la possibilità a chi non è in grado di far fronte ai propri debiti di rivolgersi al Tribunale”. L’avvocato che ha assistito il signore, spiega come si fa: “Bisogna chiedere alla giurisdizione del Tribunale la nomina di un organismo di composizione della crisi per ottenere uno sconto sui debiti, evitando così di ricorrere agli strozzini”. In pratica, il Tribunale nomina un esperto contabile che aiuta il cittadino in difficoltà facendo i conti e proponendo il piano di rientro del debito che deve essere accettato almeno dal 60 per cento dei creditori.
La riduzione della somma diventa persino conveniente anche per chi (Equitalia compresa) rischierebbe di non vedersi pagare le quote del prestito, e perché la stessa legge consente un risparmio fiscale a chi fa lo sconto in proporzione sulla nuova cifra pattuita. Nel caso del napoletano, il suo debito dovrà essere pagato alla Unicredit in 17 anni e 8 mesi, per la cifra di 650 euro ogni mese che il giudice Lucio Di Nosse ha ritenuto “fondatamente attendibile e ragionevolmente attuabile”. ALLA LEGGE possono ricorrere tutti i privati, gli agricoltori, i professionisti, i piccoli commercianti e gli artigiani esclusi dal fallimento. Sono stati diversi gli agricoltori e i piccoli imprenditori che negli ultimi eventi di calamità naturali (alluvioni e terremoti) hanno beneficiato della riduzione del debito chiesta alle banche per potersi ricostruire case e attività completamente distrutte con investimenti eccessivamente onerosi. L’Unicredit aveva comunque fatto opposizione senza riuscire a vincere. È sempre l’avvocato del Foro di Milano a spiegare che la convenienza della rinegoziazione è per entrambe le parti, anche nel caso più grave di suicidio, che è proprio quello che ha ispirato il legislatore: se il debitore muore chi pagherà? Insomma, per chi deve avere denaro è meglio l’uovo oggi che la gallina domani.