Perugino a Londra tenta il suicidio. Era senza lavoro

Un vecchio slogan pubblicitario recitava “Una telefonata ti allunga la vita”. Ed è proprio il caso di dire quanto, in certi casi, può essere vero.

La capacità di gestire una criticità come quella di riuscire a neutralizzare la reale intenzione di una persona di togliersi la vita non è cosa da poco, soprattutto quando l’azione risolutiva si realizza attraverso un intervento telefonico.

Il turno serale degli Agenti della Sala Operativa della Questura di Perugia si sta avviando al termine, è quasi mezzanotte quando il telefono dedicato alle emergenze, il 113, inizia a squillare.

Dall’altro capo del filo una donna che, fra lo smarrimento e la paura di perdere una persona cara, riesce a spiegare, con le poche informazioni in suo possesso, cosa stesse succedendo all’amico che in quel momento si trova a circa 1800 km di distanza, Londra.

In quel momento, nella Sala Operativa della Questura di Perugia si trovavano in servizio i due operatori ed il Sottufficiale responsabile del turno. La voce e le espressioni del volto dell’Agente che prendevano la chiamata si fanno subito serie, l’obiettivo è quello di mantenere alta la concentrazione, valutare cedibile la persona al telefono e al tempo stesso metterla a proprio agio al fine di raccogliere quante più utili informazioni possibili.

L’ azione Il resto della Squadra comprende subito la potenziale gravosità della situazione ed entrambi gli operatori organizzano la propria postazione telefonica ed informatica comprendendo che potrebbe esserci veramente pochissimo tempo per intervenire efficientemente.

L’agente al telefono riceve l’informazione dalla donna che un suo amico, col quale pochi attimi prima stava sostenendo una videochiamata attraverso un noto social network, le aveva confidato, durante la conversazione, di aver assunto una dose considerevole di psicofarmaci e alcool in quanto intenzionato a togliersi la vita.

La signora, estremamente preoccupata, riferiva che, mentre cercava di capire dalle immagini al telefonino se il suo amico stesse dicendo sul serio oppure no, lo vedeva accasciarsi a terra e sparire dalla conversazione.

Mentre la conversazione fra l’operatore al telefono e la donna andava avanti gli altri due agenti, sentite le informazioni ed avendo a disposizione un parziale indirizzo e dati anagrafici incompleti si suddividevano i compiti: il primo tentava una geo-localizzazione della residenza dell’uomo a Londra, mente il secondo si metteva direttamente in contatto con la S.O.I. – Sala Operativa Internazionale del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia – INTERPOL di Roma.

In pochi minuti, grazie all’attivazione da parte della Sala Operativa della Questua di Perugia, l’Interpol faceva recapitare al collaterale britannico, il National Central Beureau Interpol di Londra un così detto “flash”, grazie al quale la Polizia della City poteva inviare con la massima urgenza una pattuglia a verificare il possibile reale tentato suicidio.

Raggiunto l’immobile  trovavano l’uomo incosciente e accasciato a terra e, vicino a lui, un biglietto con su scritto le proprie intenzioni di farla finita. La corsa repentina presso il più vicino ospedale ha consentito ai sanitari di intervenire d’urgenza per gestire una importante “overdose da psicofarmaci e da ingestione di massiccia di alcool”. Un lavoro di squadra basato sull’interazione di molti fattori, primo fra tutti le capacità di ascolto e di riconoscimento e gestione delle emozioni di chi, appeso ad un filo del telefono e pervaso dalla preoccupazione di perdere un amico, sta cercando di scongiurare il peggio. Gli agenti sono riusciti a mettere in pratica tutto il proprio back ground professionale, la propria sensibilità ed il proprio intuito al fine di trovare la strada più veloce per salvare una vita.

Grazie all’impulso della Sala Operativa della Questura di Perugia le Polizie di due Paesi lontani si sono fuse verso un obiettivo comune: salvare una vita. “…mi sono risvegliato in ospedale…sei stata tu?” Questo il messaggio fatto recapitare alla donna dal suo amico ricoverato presso l’ospedale inglese. “Non posso descrivere il sollievo, la gioia, la gratitudine che ho provato in quel momento!”,fa sapere la donna che ha dato l’allarme, in una lunga lettera di profondo compiacimento indirizzata al Questore, dr. Antonio Sbordone, riferendosi all’ottimo lavoro degli Agenti.

Fonte la notizia.com

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