Come salvare il cinema e l’Italia
Nacque dall’accordo tra l’Associazione nazionale degli esercenti cinematografici ed il ministero dei beni, attivita’ culturali e turismo, la promozione “Cinema2day”. Da dicembre fino a febbraio il costo del biglietto al cinema per ogni spettacolo, era di due euro. Cosi’ ogni secondo mercoledi’ del mese era per un periodo dedicato al riavvicinamento del pubblico al settore dell’intrattenimento, quello che coniuga creativita’, arte, cultura e business. Le sale napoletane che aderiscono a tale progetto erano le piu’ importanti, con gli orari da esse stabilite.
Tifare per il cinema “puro”, quello in sala, e’ un obbligo per il ceto intellettuale e medio borghese, alla stregua della difesa della biodiversita’ in natura; nacque infatti proprio dall’avvento della serialita’ dei prodotti radiotelevisivi e letterari, il declino del cinema con la sua continua introduzione di nuovi film o al massimo sequel ed al limite presequel. I principali responsabili dell’allontanamento del pubblico di massa dalle sale italiane sono certamente quelli legati al costo crescente dei biglietti, la mancanza di tempo nei giorni feriali per recarsi al cinema e la moda recente per cui la visione di un film in sala comporta quasi sempre una spesa aggiuntiva in termini di cena fuori.
Analizzando tuttavia la questione in termini prettamente di piacevolezza del film, si incrocia la minore “attenzione” nel finanziamento e nel supporto di opere cinematografiche che sappiano attrarre il mercato in occasioni sempre piu’ numerose. E’ il caso di film come “50 sfumature di grigio” o “Ted” tra passato recente e recentissimo, ma anche le opere di Zalone lasciano la loro impronta massiccia sul piano degli incassi. Per rintuzzare efficacemente la tendenza alla iterazione di personaggi di film, telefilm e libri prodotti anni addietro come la fiction “Un medico in famiglia” giunto alla decima edizione, bisognerebbe assolutamente promuovere questo tipo di operazione come il cinema sottocosto, ma sopratutto finanziare la creativita’ di giovani e nuovi autori, registi e sceneggiatori dalla personalita’ e creativita’ imponenti.
La televisione non dovra’ ridimensionare come adesso il cinema ma solo affiancarlo con prodotti di altro tipo, non serie filmografiche che inficiano la varieta’ di temi e soggetti nuovi e potenzialmente attrattivi per la sale cinematografiche nostrane ed oriunde.
Di Francesco Paolo Tondo