Cane pignorato, l’asta da 50 euro va deserta e il giudice lo restituisce al padrone
La prima asta che partiva da 50 euro è andata deserta e il giudice ha deciso che non si farà un secondo tentativo: il labrador di nove anni pignorato a un allevatore ravennate tornerà al suo proprietario. Il tribunale ha deciso di cancellare il vincolo pignoratizio sull’animale restituendone la piena proprietà al padrone che finora era stato il custode giudiziario del cane inteso come bene mobile. È il lieto fine della storia di Molly arrivato ieri, 4 luglio.
Si può ipotizzare che sulla decisione finale di annullare il pignoramento abbia inciso l’esiguo valore di un animale in età avanzata che difficilmente avrebbe attirato acquirenti. La cagna è andata all’asta la prima volta il 9 giugno scorso tramite l’Istituto vendite giudiziarie (Ivg) di via Canala a Ravenna ma nessuno si è fatto avanti (Molly è sempre rimasta nell’allevamento nel forese ravennate). Il 23 giugno, come da prassi, sarebbe tornata in vendita con il primo ribasso (40 euro) ma il giorno prima è arrivata la sospensiva temporanea del tribunale a cui aveva inviato una segnalazione la sezione ravennate dell’Ente nazionale protezione animali (Enpa). Una lettera al giudice incaricato perché venisse valutata la possibilità di applicare una norma del 2015 che inserisce gli animali da compagnia nell’elenco dei beni di prima necessità non pignorabili come frigoriferi, fornelli e vestiti. La norma non vale in caso di animali di allevamento o da macello, considerati beni aggredibili, ma la reale provenienza di Molly non era nota all’Enpa, come accade con la maggior parte dei beni trattati dall’Ivg. In altre parole per la legge Molly non è da considerare animale da compagnia del proprietario ma un bene della sua attività commerciale di allevatore.
La vicenda di Molly comincia circa tre anni fa quando viene pignorata insieme ad altri cinque o sei cani dello stesso allevamento per via del mancato pagamento di un danno stabilito in una causa civile tra l’allevatore e un suo cliente. Quando l’allevatore si è rifiutato di pagare quanto deciso da un giudice, la controparte si è mossa con il pignoramento. Gli altri cani sono stati trasferiti altrove e affidati in custodia a un’altra persona mentre la cagna è stata lasciata nella struttura in custodia al proprietario che ora lamenta anche di aver subito a sua volta un danno perché da tre anni non ha potuto impiegare la cagna come fattrice.