Il governo sta eliminando il Pubblico Registro Automobilistico (PRA) da anni gestito con eccellenza da ACI
La legge delega realizzata dall’articolo 8, comma 1, lettera d), della legge 7 agosto 2015, n. 124 in merito alla “razionalizzazione dei processi di gestione dei dati di circolazione e di proprietà di autoveicoli, motoveicoli e rimorchi” aveva l’obiettivo di ottenere significativi risparmi per l’utenza, ridurre i costi per lo Stato, e realizzare il rilascio di un documento unico per l’automobilista. Il relativo decreto legislativo emanato dal Consiglio dei Ministri e in attesa del definitivo parere delle Commissioni Parlamentari, invece, non solo rinuncia alla realizzazione di risparmi per l’utenza e a ridurre i costi per lo Stato, ma opera un pesante peggioramento del sistema esistente a danno dei cittadini.
Al riguardo è bene ricordare che attualmente ogni cittadino può svolgere una pratica automobilistica recandosi indifferentemente al PRA o al MCTC e completare la pratica in un’unica operazione attraverso una interoperabilità dei sistemi informatici. L’unica differenza è nel servizio reso al cittadino: la MCTC ha subito i tagli lineari del bilancio pubblico e nonostante la piccola tariffa applicata su ogni pratica è ormai strozzata dalla carenza di risorse e mezzi; il PRA invece, che non fa parte del bilancio pubblico e si autofinanzia esclusivamente con una piccola tariffa, permette di effettuare la pratica in pochi minuti, senza fila e con una serie di vantaggi accessori come ad esempio il pagamento con moneta elettronica. Il risultato, scontato, è che oltre il 95% delle pratiche viene effettuate presso il PRA. Il decreto legislativo, apparentemente solo tecnico, distrugge la funzionalità dell’attuale sistema, imponendo la realizzazione di investimenti per ridisegnare l’intera architettura del settore, affidando fittiziamente alla sola MCTC la gestione delle pratiche automobilistiche con la conseguenza che i cittadini saranno di fatto costretti a rivolgersi alle agenzie private. Il PRA diventerà in questo modo superfluo e, come specificato in particolare dall’articolo 4, entro poco tempo ACI Informatica verrà svuotata della sua funzione. Le conseguenze saranno il licenziamento di lavoratrici e lavoratori e la cancellazione di una società di proprietà pubblica che oggi è considerata un fiore all’occhiello della Pubblica Amministrazione.
In sintesi questo decreto:
– aumenta i costi per i cittadini smantellando l’unico presidio pubblico efficiente ed efficace,
cioè il PRA gestito dall’ACI;
– degrada i servizi per il cittadino, basti pensare allo smantellamento del servizio gratuito –
ufficio a domicilio – che il PRA eroga ai cittadini svantaggiati per ragioni di invalidità o ricovero sanitario;
– aumenta la spesa pubblica, dato che andranno rifatte le procedure informatiche, dovranno essere ricollocati gli oltre 2.900 dipendenti pubblici dell’ACI e trovati gli “ammortizzatori sociali” per gli oltre 600 licenziamenti di lavoratrici e lavoratori a contratto privato, che deriveranno dall’adozione del decreto;
– prevede il licenziamento di 600 lavoratrici e lavoratori di ACI Informatica e del suo indotto (pulizie, mensa, guardiania, manutenzione ecc.).
Le lavoratrici e i lavoratori di Aci Informatica, sin dall’approvazione della legge Madia, hanno attuato mobilitazioni a sostegno delle proprie ragioni senza rinunciare a produrre, in ogni sede istituzionale, copiosa documentazione per favorire l’attuazione di una riforma a tutela dell’interesse dei cittadini. Il Governo alla fine ha deciso di rifiutare ogni confronto scatenando l’inasprimento delle mobilitazioni che attualmente vedono le lavoratrici e i lavoratori di ACI Informatica in assemblea permanente.