Il dramma dei familiari di Marianna: da ieri senza casa per morosità

TERMOLI. La morsa dello sfratto per morosità colpisce anche il Basso Molise dove a Termoli c’è una famiglia che da oggi è senza casa. Erano lì dal 1983 ma a causa delle difficoltà economiche si sono dovuti confrontare con un provvedimento di sgombero coatto. Eppure Marianna, figlia del destinatario dell’azione legale, vuole raccontare la sua storia. “E’ successo che papà ha avuto dei problemi con lo Iacp per degli arretrati che purtroppo non è riuscito a pagare. Poi la disgrazia della morte di mio fratello, i problemi e le difficoltà…Le morosità e il mancato accordo tra noi e lo Iacp sulla base di 2mila euro, soldi che papà, con il mio aiuto, era riuscito a trovare e non gli hanno dato il tempo di trovare altri soldi, a fronte dei 5 mila euro per chiudere la questione. Purtroppo papà è pensionato, ha 66 anni e adesso si ritrova senza casa”. L’uomo, stando a quanto affermato dalla figlia, andrà a stare, assieme agli altri componenti che vivevano nell’abitazione di via Asia, nella casa della figlia “dove siamo già cinque persone con tutto il contorno. Diventerebbe una situazione molto disagiata. Mio padre ha tentato anche di togliersi la vita perché non è facile sopportare questa situazione”. Di qui la richiesta che Marianna ha voluto avanzare allo Iacp affinché, assieme all’ente, si possa trovare una soluzione. “Chiedo solo di aiutare mio padre perché non sappiamo più cosa fare. Meno male che ci sono io, altrimenti dove dovevano andare? In stazione o per strada a dormire? Tolgono le case agli italiani per darle agli extracomunitari e non è giusto”. A onor di cronaca, un accordo lo Iacp l’aveva proposto perché a fronte delle oltre 10mila euro di morosità, l’istituto ne aveva chiesti 5000 ma la disponibilità dell’anziano era appena di 2… spazio quindi allo sfratto e alla paura verso il domani…

Questo è quanto raccontato dalla famiglia destinataria dello sfratto, manca ovviamente l’altra campana, ma la situazione vuol far riflettere su una tegola che chiama ciascuno a ragionare. In mattinata, inoltre, è pervenuta alla nostra testa la nota di precisazione dell’avvocato Mauro Natale, responsabile dell’ufficio legale dello Iacp che scrive: “Innanzi tutto, quando si arriva ad eseguire uno sfratto non è mai un buon momento per nessuno. Nel caso specifico una procedura di sfratto era stata avviata nel mese di dicembre 2003 (oltre dieci anni fa); sulla base di pagamenti parziali e promesse di continuare a pagare nel mese di marzo 2013 (dieci anni dopo) la procedura veniva abbandonata essendo il debito sceso da 19.000 iniziali a c.a. 14.000. Purtroppo, a seguito di successivi controlli i pagamenti non c’erano e la procedura è stata ripresa nel mese di dicembre 2013. Il debito non è di c.a. 10.000 come si dice nell’articolo ma di oltre 17.000,00. Sono stati eseguiti diversi accessi con l’Ufficiale giudiziario e sempre rinviati per verificare la regolarità della rateizzazione che era stata proposta intorno alle 400 euro mensili. Scardera oggi è in pensione ma è stato dipendente comunale. Naturalmente l’Ente prima di procedere si cerca di verificare la possibilità di un piano di rientro. Durante tutto il 2015 fino ad oggi ha versato solo 974,00 euro  con un canone mensile 2015 di 121,39! Di fronte alle cifre certe scelte diventano obbligate”.

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